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EP.3 Equilibrio perfetto + Spalle al muro – Greig Fraser
Nella Blueprint di oggi ti porto a vedere una scena di Dune. Ammiro come Greig Fraser ha illuminato questo film, ed anche il secondo capitolo.
La cosa più impressionante secondo me è l’equilibrio delle esposizioni.
Per capire cosa intendo andiamo a vedere in particolare una scena.
A proposito, se preferisci la versione video e te la sei persa, vai a vederla su YouTube.
Ho scelto questa scena perché è una situazione che, anche se vorremmo evitarla, ci può capitare spesso in molte location. Quante volte mi è capitato che l’unica opzione accettabile era posizionare il mio soggetto molto vicino ad una parete? Succede un po’ perché magari non abbiamo spazio nella stanza per poter separare soggetto e parete e riuscire ad entrare con telecamera e luci, un po’ quando davvero la location è quello che è, e l’unica soluzione è proprio di far vedere meno location possibile.
Allora vediamo come fa la leggenda Greig quando deve, o probabilmente sceglie, di mettersi in questa situazione, e cerchiamo di estrarne una blueprint da usare.
La prima cosa da notare è che la parete presenta geroglifici e scritte in rilievo. La regola è “creare interesse”. Cerchiamo sempre di spezzare lo spazio con forme oggetti luci. Non solo ci sono i geroglifici ma crea anche delle fasce di luce che scendono dall’alto per avere delle linee diagonali di luce ed ombra per spezzare la monotonia della parete.
La protagonista è all’ombra, sotto quella nicchia, e la luce che scende dall’alto non arriva direttamente addosso. Questo dettaglio è fondamentale. Per illuminarla utilizza la luce riflessa dal pavimento.
La sorgente principale di illuminazione, key light, quindi diventa la luce riflessa. È una sorgente molto morbida e grande, le ombre sono lunghe e morbide.
Nei close-ups possiamo a questo punto aggiungere o potenziare la luce riflessa con una sorgente morbida e grande dal lato motivato nel wide.
Questa soluzione geniale permette di separare sfondo e soggetto a piacimento. Cosa non facile se avessimo illuminato tutto da downstage dal lato della telecamera, frontalmente al soggetto. Infatti la luce per il soggetto sarebbe andata inevitabilmente a finire anche sul muro.
Adesso io penso: beh facile. Si, facile finché non sono li io a farlo. Qui iniziano i problemi. Il primo fra tutti è che bisogna conoscere benissimo la telecamera che stiamo usando per portare a casa una cosa del genere.
Se prendiamo la pelle illuminata del volto della protagonista com riferimento, dobbiamo poi decidere quanto più scuro vogliamo il lato in ombra del viso. Diciamo 3/4 stop più scuro. Adesso viene il bello. per avere questa proporzione sul nostro soggetto quanto più forte deve essere la luce che rimbalza sul pavimento? 6/7 stop se bastano? E quanti stop sotto ci ritroviamo nelle zone all’ombra sulla parete senza perdere dettaglio? 7/8 stop? E qui vi assicuro che comincia a fare comodo una ARRI ALEXA 35 da 17 Stop di dynamic range.
Poi in post produzione comprimono il tutto, ma è fondamentale in fase di ripresa sapere esattamente quanto possiamo sovraesporre e sottoesporre zone dell’immagine senza perdere dettaglio, e replicare più o meno questo equilibrio in tutte le scene del film.
Questo probabilmente è il motivo per cui io stesso avrei rischiato di tornare a casa con il pavimento troppo esposto o il muro troppo buio. Non posso dirti come esporre e quanta intensità di luce usare con la tua attrezzatura. Ma di sicuro posso suggerirti di fare dei test, vedere quanto ti piace più scuro il lato all’ombra di un viso (preferisci 2 stop più scuro, 3, 4?). Quanto puoi spingere contemporaneamente una zona molto luminosa nell’immagine? E quando le zone all’ombra perdono i dettagli?
Posso però risolvere una cosa fondamentale. Posso creare una Blueprint da usare nel caso ti trovassi (o mi trovassi, perché in realtà servono anche a me queste guide) a dover filmare una persona in una situazione simile. Almeno quando mi ritroverò ad illuminare una persona spalle al muro saprò dove andare a parare, e la mia situazione personale passerà dal “chi sono e cosa sto facendo su questo set?” a “ok applico questa blueprint e intanto so da dove partire”. Poi cercheremo di far quadrare tutto al meglio delle nostre abilità ma almeno non dobbiamo proprio improvvisare e possiamo liberarci la mente da domande esistenziali comuni alle professioni creative. (Del tipo “conosco abbastanza?” “ma chi sono io per poter fare sta cosa?” “sono abbastanza bravo?” “e se si accorgono che non so cosa sto facendo?”)
Questo è il motivo principale per cui mi sto creando delle Blueprints, voglio avere una lista di soluzioni, provate e copiate da grandi cinematografi, da poter applicare a scatola chiusa o quasi, quando mi trovo in situazioni, che molto spesso sono lasciate a talento ed improvvisazione, nelle quali non c’è il tempo materiale per brancolare nel buio e testare differenti idee.
Ora però basta parlare di cose inutili, e definiamo questa Blueprint.
- Creare interesse con elementi, oggetti o luci sulla noiosa e piatta parete.
- Luce arriva dall’alto, fuori campo, ma è flagged (mascherata) e non colpisce direttamente la testa del nostro soggetto, passa di fronte e viene riflessa sul pavimento o su un riflettore, e torna su un lato del viso del nostro soggetto. Avremo così ombre morbide e tridimensionalità sul volto.
- Nei close-ups possiamo aiutarci con una luce diffusa e morbida dallo stesso lato della luce che veniva riflessa nei wide.
Potrebbe finire qui ma in questa Blueprint voglio fare di più. Questa parte non la trovi nella versione video, ed è il motivo per cui è passato un sacco di tempo dal video alla versione scritta. Ho testato questa Blueprint.
Situazione in cui sono in una stanza piccola, non c’è spazio e ci sono un sacco di elementi che non voglio includere. Soggetto spalle contro il muro e proviamo ad adoperarci.
- Creo interesse nella parete. La luce sul muro non colpisce il nostro soggetto, che è leggermente staccato dalla parete. Mi serve per creare ombre e luci con le foto appese alla parete.
- Una seconda luce proiettata sempre dall’alto non va direttamente sul soggetto ma “rimbalza” riflessa su un riflettore sul terreno, grande più o meno 1m x 1.5m e torna sul volto della ragazza.
Ed ecco il risultato, in formato di ripresa Log, in conversione automatica a Rec709 e con un grade che mi sono divertito a fare per provare il nuovo Film Look Creator su Davinci Resolve 19.
È stato girato con una Sony A7sIII (FX3 Equivalente), Ottica Nikon 50mm f1.8, Slog3.
Per illuminare la scena ho usato due tube lights economiche ma molto buone, di cui farò presto una review; un riflettore e delle flags.
Certo non siamo ai livelli di Dune e Fraser ma non male per un setup fatto in 5 minuti senza avere un barlume di piano, e meno ancora spazio per muoversi o utilizzare altri angoli della stanza. La dimostrazione che mi serviva che questa Blueprint è davvero utile anche a casa e non solo in un blockbuster Holliwoodiano.